5 è il numero perfetto

Regia di Igort

con Toni Servillo (Peppino Lo Cicero), Valeria Golino (Rita), Carlo Buccirosso (Totò O’ Macellaio), Lorenzo Lancellotti (Nino Lo Cicero), Vincenzo Nemolato (Mr. Ics), Iaia Forte (Madonna), Mimmo Borrelli (don Guarino), Angelo Curti (il portiere), Nello Mascia (il dottore), Gigio Morra (Don Lava), Emanuele Valenti (Ciro).

PAESE: Italia, Francia 2019
GENERE: Noir
DURATA: 100’

Napoli, 1972. Il sicario della camorra in pensione Peppino Lo Cicero riprende le armi per vendicare la morte dell’amato figlio Nino, che aveva seguito le sue orme ed era divenuto anch’egli un guappo. Aiutato da un amico e da una vecchia fiamma, inizia un’indagine che diverrà una vera e propria guerra.

Esordio cinematografico del fumettista sardo Igort (1958, vero nome Ivan Tuveri), che adatta una sua graphic novel del 2002 e sforna una sorta di Sin City all’italiana, con le vignette e i personaggi creati per la carta stampata che prendono vita sul grande schermo. A livello visivo il film è sicuramente appagante, sostenuto dalla notevole fotografia piovosa e notturna di Nicolaj Bruel e da una regia elegante che rivela un’ottima padronanza del mezzo, nonostante si tratti di fatto di un regista esordiente; ciò che non convince è la storia, un frullato dei più triti clichè del noir che sulla carta potevano anche conservare il loro fascino ma che sullo schermo, inevitabilmente, si rivelano abbastanza posticci e banali, così come banali appaiono i dialoghi, già sentiti e densi di un fatalismo di facciata. E che dire delle tante (troppe) sparatorie in ralenti? Saranno pure vicine allo spirito sanguinolento del fumetto, ma pare di guardare la brutta copia di Matrix. Peccato, perché alcune scene (come quella dell’assassinio di Nino) sono fatte davvero molto bene. Anche la prova di Servillo, con nasone finto in stile Dick Tracy, non è nulla di speciale. Meglio quella di Buccirosso. Un (opinabile) David di Donatello per la Golino.

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