La grande scommessa

(The Big Short)

Regia di Adam McKay

con Christian Bale (Michael Burry), Steve Carell (Mark Baum), Ryan Gosling (Jared Vennett), Brad Pitt (Ben Rickert), Marisa Tomei (Cynthia Baum), Melissa Leo (Georgia Hale), Finn Wittrock (Jamie Shipley), John Magaro (Charlie Geller), Hamish Linklater (Porter Collins), Rafe Spall (Danny Moses), Jeremy Strong (Vinnie Danie), Stanley Wong (Ted Jiang), Tracy Letts (Lawrence Fields).

PAESE: USA 2015
GENERE: Drammatico
DURATA: 130’

Come, in seguito all’intuizione dell’eccentrico e semi-autistico manager di un “piccolo” fondo speculativo, alcuni outsiders della finanza scoprirono quanto fosse instabile l’economia americana basata sui famigerati mutui subprime, che porteranno nel 2008 alla più grande crisi economica mondiale dopo quella del ’29.

Dal libro The Big Short: Inside the Doomsday Machine (2010) di Michael Lewis, adattato dal regista con Charles Randolph, uno dei migliori film sulla grande crisi economica del 2008 e uno dei rari casi in cui un opera audio-visiva assume il valore (e le forme) di un vero e proprio saggio, concepito con lo scopo di educare ed informare su un mondo (quello finanziario) che riesce a fare bellamente ciò che fa proprio grazie al suo essere poco comprensibile ai più. Di fatto, è un film di finzione girato come un documentario (camera perennemente a mano, realismo interpretativo), basato esclusivamente su fatti reali e verificabili ma arricchito da parentesi comiche (ad esempio nel personaggio di Gosling, che parla direttamente allo spettatore) o incursioni meta-filmiche in cui personaggi famosi (Margot Robbie, Anthony Bourdain, Selena Gomez) spiegano attraverso esempi pratici alcuni dei concetti finanziari più complicati. Questa multiformità strutturale non è fine a sè stessa ma è studiata per spiegare allo spettatore, a qualunque spettatore (anche e soprattutto quello che non s’intende di finanza), come siamo arrivati al punto in cui ci troviamo. Nonostante il rigore cronachistico, riesce ad essere anche un perfetto thriller a suspense, un pamphlet sul marciume che regola il mondo della finanza, un apologo sull’avidità del sistema capitalistico e sul suo inequivocabile fallimento. Raramente un film, per giunta americano, aveva attaccato in maniera così lucida e rabbiosa i meccanismi che regolano le economie occidentali, con la loro abulica sete di denaro facile e la loro totale disumanità. Ottima squadra di attori, diretti benissimo, in una costruzione corale precisa come un orologio svizzero. Memorabili prove di Bale, Pitt (anche produttore) e del sottovalutato Carell, alle prese con l’unico personaggio che si pone dilemmi etici su ciò che sta facendo (di fatto, anche lui come gli altri approfitta delle dritte di Burry per arricchirsi sulla crisi). “Da vedere a scuola per far capire come va il mondo. Magari per cambiarlo” (Morandini). Se avete ancora dubbi su qualche passaggio leggetevi questo esaustivo articolo dell’Huffington Post. Film d’impegno civile onesto e necessario.

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