La regina d’Africa

(The African Queen)

Regia di John Huston

con Humphrey Bogart (Charlie Allnut), Katharine Hepburn (Rose Sayer), Robert Morley (reverendo Samuel Sayer), Peter Bull (capitano della Louisa), Theodore Bikel (primo ufficiale), Walter Gotell (secondo ufficiale), Peter Shanwick (ufficiale).

PAESE: USA, Gran Bretagna 1951
GENERE: Avventura
DURATA: 105′

Africa, 1914. Allo scoppio della prima guerra mondiale, una colonia inglese è attaccata dall’esercito tedesco. La sopravvissuta Rose, sorella di un pastore metodista, non ha altra scelta che imbarcarsi sul piccolo battello African Queen, guidato dal burbero capitano Allnut. Dopo mille peripezie e pericoli, riusciranno addirittura ad affondare una nave tedesca, non prima di essersi innamorati follemente…

Dal romanzo di Cecil S. Forester, adattato da Huston con James Agee, un anomalo pastiche di generi che innesta al filone del cinema bellico-avventuroso le situazioni tipiche della screwball comedy. Girato in parte nel Congo e in parte in studio, il film vale soprattutto per il duetto Bogart-Hepburn, per la prima (ed unica) volta insieme e in Technicolor. Peccato per una sceneggiatura non sempre all’altezza, indecisa se muoversi verso la parodia (impagabile, nel suo essere volutamente stucchevole, la parte in cui i due si scoprono innamorati) o se buttarsi direttamente sulla commedia sentimentale (assai più redditizia). Raro caso di film la cui lavorazione risulta quasi più interessante del film stesso: da sempre ossessionato dalla caccia, Huston passò più tempo a sparare che a girare, e più volte la produzione dovesse fermarsi per motivi di salute (la Hepburn e la troupe furono colti da un terribile attacco di dissenteria, con Huston e Bogart che sostenevano di non essere stati “contagiati” perchè erano gli unici a non bere l’acqua del luogo ma solo superalcolici portati dall’America). Il consulente alla sceneggiatura Peter Viertel si ispirò alla lavorazione del film per scrivere il suo romanzo Cacciatore bianco, cuore nero (portato al cinema da Clint Eastwood nel 1990), mentre la stessa Hepburn, nel 1984, ne scrisse un resoconto dall’emblematico titolo The making of The African Queen or How I went to Africa with Bogie, Bacall and Huston and almost lost my mind. Meraviglioso Boogie, che vinse il suo primo ed unico Oscar.

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