Infamous – Una pessima reputazione

(Infamous)

Regia di Douglas McGrath

con Toby Jones (Truman Capote), Sandra Bullock (Nelle Harper Lee), Daniel Craig (Perry Smith), Lee Pace (Dick Hickock), Jeff Daniels (Alvin Dewey), Sigourney Weaver (Babe Paley), Hope Davis (Slim Keith), Isabella Rossellini (Marella Agnelli), Peter Bogdanovich (Bennet Cerf), John Benjamin Hickey (Jack Dunphy), Gwyneth Paltrow (Kitty Dean).

PAESE: USA 2005
GENERE: Drammatico
DURATA: 118′

Nel 1959 lo scrittore Truman Capote abbandona i salotti chic di New York e parte con la sua amica Harper Lee (autrice de Il buio oltre la siepe) per Holcomb, Kansas, dove una famiglia è stata sterminata da due ladruncoli. L’intento è quello di scrivere il primo non fiction novel, ovvero un’opera con lo stile di un romanzo e i contenuti di un articolo di cronaca. La frequentazione con gli assassini, soprattutto con il fascinoso Perry Smith, cambierà Capote in maniera indelebile. Sei anni dopo, nel 1966, uscirà il suo ultimo romanzo, A sangue freddo.

Dal romanzo di George Plimpton, adattato dal regista, un resoconto dettagliato sugli eventi che portarono alla stesura di uno dei libri più importanti della letteratura americana. Uscito poco dopo Truman Capote – A sangue freddo (2005) ma girato prima, è da molti considerato inferiore al film di Bennet Miller con Philip Seymour Hoffman (premiato con l’Oscar). A torto. Il Capote di Jones – straordinario – non ha nulla da invidiare a quello di Hoffman, anzi, la sua prova è decisamente più sfumata e meno contenuta, ovvero molto più affine alla personalità dello scrittore; inoltre, sia in sede di sceneggiatura che di regia McGrath dimostra uno stile tutt’altro che banale, capace di saltellare con grazia dai toni della commedia (la prima parte) a quelli del melodramma (la seconda) e abile nel convogliare molti spunti senza mai sprofondare nel didascalico. Pone molte domande e da poche risposte. Quanto è realmente sincero lo scrittore, e quanto invece la sua è una “recita” dettata da secondi fini, pur artistici? È davvero possibile entrare DENTRO una storia rimanendo imparziali? È giusto (e onesto) raccontare la cronaca con gli strumenti “artificiosi” della narrativa? È un film sul male di vivere che accomuna ricchi e poveri, intellettuali e assassini, ma anche un viaggio nell’immaginario americano, evocato puntualmente da Capote e dai suoi racconti sui divi che ha conosciuto. Ottime musiche jazzeggianti di Rachel Portman, bella e simbolica fotografia di Bruno Delbonnel. Qualcuno ha criticato il fatto che si espliciti in maniera del tutto inverosimile l’amore omosessuale tra Perry e Truman, ma accusarlo di infedeltà storica significa guardare il dito invece della luna. Oltre a quella di Jones, da segnalare le ottime prove della Bullock e di Craig, che lo stesso anno sarebbe salito alla ribalta rivitalizzando James Bond. Molte grandi attrici tra i personaggi di contorno, anche in piccolissime parti (come la Paltrow).

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