Roma

(Roma)

Regia di Alfonso Cuarón

con Yalitza Aparicio (Cleo), Marina de Tavira (Sofia), Daniela Demesa (Sofi), Latin Lover (professor Zovek), Nancy Garcia Garcia (Adela), Jorge Antonio Guerrero (Fermin), Fernando Grediaga (Antonio), Diego Cortina Autrey (Tono), Carlos Peralta (Paco), Marco Graf (Pepe).

PAESE: Messico 2018
GENERE: Drammatico
DURATA: 135′

Città del Messico, 1970. Domestica presso una famiglia borghese, la giovane Cleo rimane incinta. Nello stesso periodo Antonio, il capo-famiglia, scappa lasciando la moglie Sofia e i quattro figli. Aiutata da Sofia, dai ragazzi e da una nonna, Cleo cerca di vivere al meglio la propria gravidanza, ma deve fare i conti con un paese in perenne tumulto sociale e politico…

Cinque anni dopo lo straordinario successo di Gravity, Cuarón torna nel natìo Messico degli esordi per raccontare una storia autobiografica e intimista ambientata durante il governo (1970 – 1976) di Luis Echeverrìa Alvarez, da molti considerato uno dei più repressivi e liberticidi del novecento. Film magnifico che, a partire dal titolo (nome del quartiere di Città del Messico in cui il film è ambientato) e dalla scelta degli interpreti (rigorosamente non professionisti), riprende la lezione del neorealismo italiano: racconta l’ordinario in maniera straordinaria; proietta la storia di Cleo dentro la Storia di una nazione (sottolineando quanto la seconda influenzi inevitabilmente la prima); punta all’affresco d’epoca attraverso il gusto della divagazione; utilizza in maniera poetica e simbolica il piano-sequenza e la profondità di campo, strumenti indispensabili per sondare la realtà in tutti i suoi aspetti. Le sinuose panoramiche studiano i luoghi e il movimento delle persone dentro di essi, sottolineando quanto quel movimento cambi a seconda del loro status – sociale, politico, ideologico – rispetto agli ambienti e agli eventi che attraversano. Cleo, diventando parte della famiglia, muta il modo di muoversi dentro la casa. Memorabile, a questo proposito, la scena dell’incendio durante il party, in cui il mobilismo (o l’immobilismo) dei personaggi ne decreta le gerarchie sociali. Con inquadrature di incredibile fisicità, ricche di elementi interni che lasciano lo spettatore libero di osservare i diversi piani (la fotografia è curata dallo stesso regista), Cuarón riprende il tema della maternità, tipico del suo cinema, e ne mostra le sfaccettature in modo orgogliosamente laico e consapevole. Non a caso è un film di donne forti in cui gli uomini o non esistono o sono malvagi. Film impregnato di pietas e umanità che con umiltà e semplicità – e senza utilizzare l’elemento di pathos per eccellenza, ovvero la musica fuori campo (totalmente assente) – riesce a commuovere, coinvolgere, far riflettere. (Meritato) Leone d’oro al Festival di Venezia e ben tre premi Oscar (regia, film straniero e fotografia). Imperdibile.

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