Speriamo che sia femmina

Regia di Mario Monicelli

con Liv Ullman (Elena), Catherine Deneuve (Claudia), Philippe Noiret (Leonardo), Bernard Blier (lo zio Gugo), Giuliano Gemma (il Nardoni), Stefania Sandrelli (Lori), Athina Cenci (Fosca), Lucrezia Lante Della Rovere (Malvina), Giuliana De Sio (Franca), Paolo Hendel (Giovannini), Adalberto Maria Merli (Cesare), Nuccia Fumo (la mamma del Nardoni), Paul Muller (il direttore), Carlo Monni (l’autista), Enio Drovandi (don Maurizio).

PAESE: Italia, Francia 1986
GENERE: Commedia
DURATA: 120′

In un cascinale toscano la grintosa Elena manda avanti una piccola azienda agricola. La aiutano la figlia Malvina, la domestica Fosca, il fattore Nardoni che è anche il suo amante. Quando l’ex marito imbroglione di Elena muore in un incidente d’auto e la figlia più grande resta incinta, i delicati equilibri familiari sembrano compromettersi irrimediabilmente…

Scritto da Monicelli, Tullio Pinelli, Leonardo Benvenuti, Piero De Bernardi, Suso Cecchi d’Amico. Commedia malinconica sui tempi che cambiano, film agreste sulle gioie della vita rurale, caldo, intimo, accogliente. Tra i pochi registi italiani a raccontare il tema dell’amicizia virile, spesso accusato di misoginia (soprattutto per Amici miei), quasi sempre regista “al maschile”, Monicelli fa un film tutto al femminile in cui gli uomini fanno tappezzeria: mediocri e bugiardi (il marito di Elena), stupidi (il fidanzato di Franca), inerti anche se d’indole buona (il Nardoni); l’unico che merita rispetto è, coerentemente con la poetica di Monicelli, il pazzoide zio Gugo (magistrale Blier, doppiato da Pino Locchi), uno dei personaggi più divertenti mai partoriti dal cinema italiano. Nel portare in scena questo inaspettato cambio di rotta, Monicelli racconta i mutamenti degli anni ’80: le donne sanno oramai badare a se stesse da sole, siano esse forti o in carriera, adolescenti emancipate, madri single. Peccato che, ad esclusione di Elena e dei due maschietti “ principali” (Leonardo e Gugo), i personaggi siano solo abbozzati, mai davvero approfonditi. Qualcuno – la Claudia della Deneuve – addirittura banalotto. Rimane però uno dei film più divertenti di Monicelli, un vero e proprio inno alle donne e alla loro abnegazione, la loro intelligenza, la loro capacità di sopportare i maschi facendogli credere che il mondo sia ancora in mano loro. La seconda parte, colma di buoni sentimenti, è inferiore alla prima. Musiche funzionali di Nicola Piovani, pregevole la fotografia di Camillo Bazzoni che fa sembrare Toscana le colline dell’alto Lazio. Nel film alcune riprese di un concerto di Ron.

Voto

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