Hostiles – Ostili

(Hostiles)

Regia di Scott Cooper

con Christian Bale (Capitano Joseph J. Blocker), Rosamund Pike (Rosalie Quaid), Wes Studi (Falco Giallo), Adam Beach (Falco Nero), Rory Cochrane (Sergente Maggiore Thomas Metz), Jesse Plemons (Tenente Rudy Kidder), Ben Foster (Sergente Charles Willis), Timothée Chalamet (DeJardin), Peter Mullan (Colonnello Ross McCowan).

PAESE: USA 2017
GENERE: Western
DURATA: 127′

1892. Il capitano Blocker, noto per un odio viscerale verso i nativi, è costretto a scortare il vecchio e malato capo Falco Giallo e la sua famiglia verso il natìo Montana. Diversi incontri – non ultimo quello con una giovane vedova che ha appena perso tutto – muteranno profondamente la sua visione delle cose.

Scritto dal regista con Donald Stewart, un western malinconico e crepuscolare in cui gli echi del western classico convivono con tutta una serie di riflessioni tipiche del western revisionista: da Ford (il personaggio di Bale ricorda da vicino l’Ethan Edwards di Sentieri Selvaggi) all’ultimo Leone (prologo ed epilogo richiamano quelli di C’era una volta il West), da Peckinpah (la demistificazione, la rappresentazione della violenza) all’Eastwood de Gli spietati (la riflessione sull’uccidere, il personaggio del biografo). Cooper pennella una riuscita parabola sulla violenza e si pone parecchie domande scomode: chi sono davvero gli ostili? Come ci si deve porre rispetto a personaggi come Blocker, istigati all’odio quando serviva ed ora richiamati all’ordine perché “è giunta l’ora di creare la civiltà”? La stessa trovata di partenza, su cui si basa l’intera trama, è emblematica: il fatto che dopo aver sterminato il suo popolo i bianchi permettano a Falco Giallo una morte dignitosa farebbe pensare ad una ritrovata umanità, e invece non è difficile accorgersi che si tratta soltanto di un ipocrita tentativo di ricostruirsi una verginità etica. Dopo un avvio tutto sommato canonico, nella seconda parte i momenti di canto alto sono parecchi. L’inquadratura finale, da molti giudicata fuori luogo, è un piccolo capolavoro che va contro 70 anni di stereotipi (secondo cui l’eroe separato deve SEMPRE andarsene da solo). Notevolissima la fotografia assolata, saturata, quasi allucinata di Masanobu Takayanagi, e davvero evocative le musiche di Max Richter. Semplicemente magnifico Bale, che aggiunge un’altra grande performance al suo già notevole curriculum. Crudele, spesso straziante, ma anche struggente e tenero. Da vedere.

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