Fantozzi va in pensione

Regia di Neri ParentiLocandina

con Paolo Villaggio (Ragionier Ugo Fantozzi), Milena Vukotic (Pina Fantozzi), Gigi Reder (Ragionier Filini), Plinio Fernando (Uga Fantozzi/ Mariangela Fantozzi), Anna Mazzamauro (Signorina Silvani), Paul Muller (Duca Conte Francesco Maria Barambani), Antonio Allocca (esaminatore), Pino Ferrara (Ragionier Fonelli), Ennio Antonelli (proprietario cinema), Luigi Uzzo (direttore Hotel Caprice).

PAESE: Italia 1988
GENERE: Comico
DURATA: 94’

Giunto finalmente alla tanto agognata pensione, Fantozzi non è in grado di godersela: senza lavoro la sua vita non ha alcun senso. Dopo aver tentato in ogni modo di ingannare la mole di tempo libero che lo opprime, accetta di tornare nella sua megaditta e di ricominciare letteralmente dal basso…

Sesto capitolo della saga fantozziana, ancora scritto “a dodici mani” da Villaggio, Parenti, Leo Benvenuti, Piero De Bernardi, Alessandro Bencivenni e Domenico Saverni. Uno dei più riusciti. La svolta malinconica funziona, e dona un respiro di novità ad un personaggio che negli episodi precedenti sembrava destinato alla fine. Si ride, ma si ride amaro, talvolta amarissimo. Non mancano capitomboli e atroci umiliazioni, ma il ragioniere non ha mai avuto così tanti sprazzi di dignità, e non a caso il film funziona meglio nelle parentesi drammatiche (incredibile a dirsi, ma ce ne sono parecchie) che in quelle comico- grottesche. L’umorismo sarà anche sorpassato e ripetitivo, ma il retroterra volutamente tristanzuolo offre parecchi spunti di riflessione, e la satira della realtà sociale italiana graffia come ai vecchi tempi. Rispetto ai capitoli precedenti, la trama è meno episodica e più armoniosa, la regia all’altezza, le interpretazioni perfette, gli aneddoti tralasciano la sfera lavorativa ed esplorano il privato. Dopo sei film, finalmente, a Fantozzi viene riconosciuta la dignità di uomo. Scene da antologia? Parecchie, ma ci piace citare quella – strepitosa – in cui il ragioniere rifiuta le avances dell’eterna fiamma Silvani perché non vuole farci l’amore per disperazione.

Voto

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