L’uomo che piantava gli alberi

(L’homme qui plantait des arbres)

Regia di Frédéric Back

PAESE: Francia 1987
GENERE: Animazione
DURATA: 31’

Tratto da un racconto (1953) dello scrittore provenzale di origini italiane Jean Giono, è la storia di Elzéard Bouffier, baffuto e solitario pastore che pianta querce nel deserto e, nell’arco della propria vita, crea un bosco dove non esisteva nulla. Il protagonista della storia lo incontra sporadicamente nell’arco di trent’anni, mentre fuori impazzano la prima e poi la seconda guerra mondiale. L’ampia parabola esistenziale di Giono si sposa perfettamente con l’originale stile grafico del disegnatore canadese Back: con un retroterra impressionista che ricorda Monet o Chagall, i disegni traghettano lo spettatore in uno spazio onirico in cui la forma si fonde con lo spirito e gli oggetti diventano eterei ed eterni. Gli si può rimproverare quanto si vuole la scelta – facile – di inserire un narratore che legge passo per passo il testo del racconto e spiega ogni singola immagine (si tratta di Philippe Noiret nell’edizione originale, Christopher Plummer in quella anglofona e del nostro Toni Servillo nella prima, vera versione italiana del 2008), ma è indubbio che ogni disegno riesca a infondere una quantità di significati – tematici, ma anche emozionali – che tolgono potere alla parola e attribuiscono senso compiuto ad ogni tratto. La semplicità delle figure, che mutano in continuazione e sembrano plasmarsi a seconda del volere dello scrittore e della storia, è controbilanciata da una moltitudine di temi che ne fanno un film completo, esaustivo, universale, mai didattico. È un piccolo capolavoro pacifista che parla del tempo che corre, del doveroso bisogno delle menti migliori di fare il bene; è un film che parla del dovere generazionale di lasciare un posto migliore a chi viene dopo; è un film sulla vita, sulla gioia della sua creazione. È un film su Dio in cui Dio è la natura, che da la vita e tenta di proteggerla. E l’albero ne è il simbolo più evocativo, quello metaforicamente più ampio e perfetto. È un film che trasmette un saziante senso di pace. Dovrebbe essere mostrato nelle scuole, specialmente elementari: insegna a rispettare senza distinzione e senza compromessi tutto ciò che “vive”. Vincitore dell’Oscar 1988 per il miglior film d’animazione. Da non perdere.

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