N – Io e Napoleone

Regia di Paolo Virzì

con Daniel Auteuil (Napoleone Bonaparte), Elio Germano (Martino Papucci), Monica Bellucci (Baronessa Emilia), Francesca Inaudi (Mirella), Sabrina Impacciatore (Diamantina), Valerio Mastandrea (Ferrante), Massimo Ceccherini (Cosimo Bartolini), Omero Antonutti (Maestro Fontanelli), Margarita Lozano (Pascalina), Vittorio Amandola (Sindaco Lonzi Tognarini), Andrea Buscemi (il direttore scolastico), Marco Ceccanti (Ferruccio).

PAESE: Francia, Italia 2006
GENERE: Commedia
DURATA: 110’

Il 18 maggio 1814, idolatrato dai popolani, giunge sull’isola d’Elba l’esiliato Napoleone Bonaparte. A fargli da bibliotecario viene chiamato Martino, maestro di idee rivoluzionare che medita di ucciderlo. Ma, un po’ per caso e un po’ perché l’imperatore non è come se lo immaginava, l’ardito gesto viene sempre rinviato…

Il romanzo N. di Ernesto Ferrero diventa, nelle mani degli sceneggiatori Virzì, Francesco Bruni, Furio e Giacomo Scarpelli, una metafora riuscita sull’indole dormiente del popolo italiano e sull’importanza della rivoluzione come arma per risvegliare le coscienze. I paragoni con l’Italia di oggi non mancano (c’è addirittura un popolano che dice a Napoleone “mi consenta”), e la parabola si dimostra riuscita per come riesce, partendo dal canovaccio della commedia, a diventare universale. Alcune belle pagine non mancano, ma – purtroppo o per fortuna? – non è un film di regia, è un film d’attori: la squadra è capeggiata da uno straordinario Auteuil (che recita in italiano), ma tutti i comprimari sono azzeccati, anche una Bellucci meno impresentabile del solito e un Ceccherini contenuto e simpatico. L’unico neo è forse il protagonista Germano, che a forza di aggiungere sfaccettature al suo personaggio si avvicina pericolosamente alla caricatura. Tecnicamente non eccelso (regia un po’ banale), vale tuttavia per la bella ricostruzione d’epoca, per la sapiente direzione degli attori e per l’abilità con cui la commedia contamina il dramma; e per come il romanzo storico si mescola – bene – con quello di formazione. Prodotto da Catleya e sovvenzionato dallo Stato italiano, che lo ha riconosciuto prodotto d’interesse culturale, è stato ingiustamente sottovalutato dal pubblico che, oltre a disertarlo, l’ha velocemente dimenticato. Peccato, perché è un film divertente e intelligente che vale la pena vedere.

 

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