I Love Radio Rock

(The boat that rocked)

Regia di Richard Curtis

con Philip Seymour Hoffman (“Il Conte”), Bill Nighy (Quentin), Rhys Ifans (Gavin), Nick Frost (Dave), Kenneth Branagh (Sir Alistair Dormandy), Tom Sturridge (Carl), Chris O’Dowd (Simon), Ralph Brown (Bob Silver), Jack Davenport (Dominic Pirlott), January Jones (Eleonore), Rhys Darby (Angus Nutsford), Tom Brooke (Kevin), Katherine Parkinson (Felicity), Will Adamsdale (John), Tom Widsom (Mark), Talulah Riley (Marianne), Gemma Arterton (Desiree), Emma Thompson (Charlotte).

PAESE: GB 2009
GENERE: Commedia musicale
DURATA: 130’

Gran Bretagna, 1966. Mentre la BBC trasmette appena 45 minuti di musica leggera al giorno, la radio pirata Radio Rock (che ha sede su una nave ancorata al largo del Mare del Nord) fa impazzire migliaia di giovani trasmettendo Rolling Stones, Beach Boys, The Who. Il giovane Carl, espulso da scuola per aver fumato marijuana, viene costretto dalla madre ad imbarcarsi “per punizione”. Intanto, un bigotto politicante tenta in ogni modo di far chiudere l’emittente, colpevole secondo lui di trasgredire il codice etico della Grande Albione…

Sceneggiatore di successo che, tra le altre cose, inventò con Rowan Atkinson il personaggio di Mr. Bean, Curtis arriva alla sua seconda prova da regista con una sceneggiatura scritta a sei mani da Tim Bevan, Eric Fellner e Hilary Bevan Jones, che rievoca le vicende delle radio “pirata” proliferate durante gli anni ’60 per contrastare lo strapotere delle emittenti ufficiali e trasmettere il trasgressivo rock’n roll. Nello specifico, si ispira alle vicende della nave Caroline, che chiuse i battenti nel 1990 (dopo 25 anni) ma non per censure governative: le radio private governavano ormai il mercato, e passare rock non era più controcorrente. Il film si basa su una pittoresca galleria di personaggi (interpretati da attori dai tempi comici perfetti), su gag divertenti con un buon ritmo e, ovviamente, sulla musica: la colonna sonora, oltre a 4 pezzi di Morricone, comprende 37 pezzi originali che spaziano dai Rolling Stones ai Beach Boys, da Jimi Hendrix agli Who, dai Kinks a Otis Redding, da Leonard Cohen a Cat Stevens, da David Bowie a Dusty Springfield. E molti, molti altri. il film, forse un po’ lungo (anche se non prolisso), appare un po’ sfilacciato, ma in fin dei conti diverte molto e la rievocazione d’epoca funziona. Peccato che nel finale, inaspettatamente, perda dei colpi: il messaggio sulla libertà viene banalizzato attraverso il qualunquismo, il sesso facile scambiato per libera trasgressione, l’intreccio diventa prevedibile e convenzionale, i politici “cattivi” – fino a quel momento sul filo della caricatura – diventano macchiette. Contributi tecnici, comunque, di prim’ordine: montaggio ritmico di Emma E. Hickox, fotografia accesa di Danny Cohen, scenografie colorate di Mark Tidesley e costumi azzeccati di Joanna Johnston. Nello strepitoso trio di testa, il migliore è Seymour Hoffman. Il personaggio interpretato da Davenport, che nella versione italiana si chiama tristemente Pirlott, in originale rispondeva al nome di Twatt, che senza la T finale significa volgarmente “vagina”.

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