Furore

(The Grapes of Wrath)

Regia di John Ford

con Henry Fonda (Tom Joad), Jane Darwell (Ma Joad), John Carradine (Casy), Charley Grapewin (Nonno Joad), Dorris Bowdon (Rose-of-Sharon Rivers), Russell Simpson (Pa Joad), O. Z. Whitehead (Al Joad), John Qualen (Muley Graves), Eddie Quillan (Connie Rivers), Zeffie Tilbury (Nonna Joad), Frank Sully (Noah Joad), Frank Darien (Zio John Joad), Darryl Hickman (Winfield Joad), Shirley Mills (Ruthie Joad).

PAESE: USA 1940
GENERE: Drammatico
DURATA: 129′

Primi anni ’30. La numerosa famiglia Joad è sfrattata dalle proprie terre per mano delle banche. In dodici partono su un camioncino scassato per raggiungere la California, dove si dice che ci sia lavoro, ma non sarà facile barcamenarsi nella crisi.

Tratto dal romanzo (1939) di John Steinbeck, adattato da Nunnally Johnson. Il conservatore John Ford firma uno dei film più progressisti usciti da Hollywood, nonché uno dei capolavori dell’umanesimo al cinema. Il regista rappresenta uno squarcio sociale che rimane tutt’oggi una delle più fedeli testimonianze sulla storia americana “recente”, sull’incubo della depressione e sulla rivalsa rooseveltiana. Certo è un film di propaganda, ma Ford prosciuga qualsiasi retorica o sentimentalismo e riduce all’essenziale quella che è, prima di qualunque altra cosa, una delle più coinvolgenti ed emozionanti storie raccontate sullo schermo. Riprendendo gli stilemi del western – il camioncino come la diligenza, la terra da coltivare come una frontiera da conquistare, Tom Joad come l’eroe tragico e tormentato – Ford organizza il racconto come una lunga odissea, un dramma corale in cui a tutti i personaggi è riconosciuta pari dignità nel “tirarsi su le maniche e affrontare il male del mondo”. Il monologo finale di Mamma Joad (voluto e girato dal produttore Darryl F. Zanuck) e le ultime parole di Tom (riprese da Bruce Springsteen nella struggente The ghost of Tom Joad) rappresentano, oltre che l’apice della carriera “morale” di Ford, uno dei punti più alti della storia del cinema e, più in generale, del rapporto dell’uomo con l’arte. Innovativo sia dal punto di vista tematico che da quello della costruzione, il film si regge su una eccelsa fotografia (di Gregg Toland) e sulla robusta regia di Ford, nonché su un gruppo di attori bravissimi capeggiati dai bravissimi Fonda e Darwell. Quest’ultima, premiata con l’Oscar (la pellicola vinse anche miglior film), è la prima donna fordiana a ricevere l’incarico di trasmettere il pensiero dell’autore.

Il finale pessimista del romanzo fu modificato da Johnson perché la storia fosse in linea con l’ottimismo del New Deal rooseveltiano. Il suggestivo tema musicale di Alfred Newman fa venire la pelle d’oca. Emozionante, coinvolgente, tragico ma lirico, bellissimo. Un film da non perdere, che andrebbe proiettato nelle scuole: la Storia americana è tutta qui. A livello di poesia, si avvicina a La grande illusione (1939) di Jean Renoir. Magnifico.

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2 risposte a Furore

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