Fantozzi

Regia di Luciano Salce

con Paolo Villaggio (Ugo Fantozzi), Liù Bosisio (Pina Fantozzi), Anna Mazzamauro (Signorina Silvani), Gigi Reder (Ragionier Filini), Umberto D’Orsi (Cavalier Diego Catellami), Plinio Fernando (Mariangela Fantozzi), Giuseppe Anatrelli (Geometra Calboni), Paolo Paoloni (Mega direttore galattico), Pietro Zardini (Ragionier Fonelli), Elena Tricoli (Teresa Catellani), Iolanda Fortini (Contessa Alfonsina Serbelloni Mazzanti Vien dal Mare).

PAESE: Italia 1975
GENERE: Comico
DURATA: 100′

Servile e stupidone, il ragionier Ugo Fantozzi – con moglie sfiorita e figlia orripilante – vivacchia tra atroci hobby aziendali e improbabili vicissitudini familiari. Presa coscienza del suo mediocre status sociale tenta di risollevarsi, ma giunto dinnanzi al “mega direttore galattico” si fa prendere dall’emozione e accetta di fare la triglia nell’acquario del padrone…

Da un romanzo omonimo scritto da Villaggio, che aveva inventato il personaggio per una serie di sketch televisivi, uno dei più grandi successi di pubblico dell’Italia del dopoguerra. La comicità realista (e realistica) della commeda all’italiana lascia il posto alla farsa surreal/grottesca, ma restano intatti la carica satirica e ancorata alla realtà sociale, il mescolio di risa e amarezza, il mutamento della “maschera” da prevalentemente comica a prevalentemente patetica. Non a caso gli sceneggiatori, oltre a Salce e Villaggio, sono Leo Benvenuti e Piero De Bernardi, gli stessi di Amici miei (uscito lo stesso anno). Fantozzi è forse la prima (e una delle più riuscite) rappresentazione filmica dell’italiano medio servile e ignorante, sempre disposto a lamentarsi ma troppo pigro per qualsiasi tentativo di evasione o elevazione sociale. Cinico, talvolta sadico, spesso crudele (la sequenza in cui il ragioniere, in uno sprazzo di dignità, va a prendere la bruttissima figlia maltrattata dai suoi capi e se la porta via fa venire letteralmente i brividi), ma anche molto, molto divertente.

Le sequenze cult non si contano: la partita scapoli-ammogliati, quella a tennis con Filini, quella a biliardo col cavalier Catellami, il capodanno “anticipato”, le vacanze a cortina, i siparietta con la bruttisisima – ma ambitissima – signorina Silvani. Si ride, ma si ride amaro. Bravissimo Villaggio a tratteggiare la maschera che lo rese celebre con una comicita fisica che ricorda quella slapstick del muto, ma non gli sono da meno gli eccellenti (e mostruosi) comprimari. Il finale con Fantozzi dinnanzi al mega direttore galattico è forse il pezzo più riuscito del cinema di Salce. Non male nemmeno le scelte scenografiche, che sottolineano il grigiore infinito e “modulare” della megaditta. Un po’ sfilacciato nel continuo bombardamento di gag, ma che forza! Ancora oggi resta, soprattutto in ambito critico, un film decisamente sottovalutato. Con molti seguiti.

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