Il grande colpo

(The Big Hit)

Regia di Kirk Wong

con Mark Wahlberg (Melvin Smiley), Lou Diamond Phillips (Cisco), Christina Applegate (Pam Shulman), Avery Brooks (Paris), Elliott Gould (Morton Shulman), Antonio Sabato Jr. (Vince), Sab Shimono (Jiro Nishi), Lela Rochon (Chantel), Bokeem Woodbine (Crunch), China Chow (Keiko Nishi), Lainie Kazan (Jeanne Shulman), Robin Dunne (Gump), Danny Smith (Commesso della videoteca).

PAESE: USA 1998
GENERE: Grottesco
DURATA: 87′

Killer di professione infallibile e coraggioso, Melvin Smiley ha un solo difetto: quando si tratta delle due fidanzate, noiose e avare all’inverosimile, non riesce a farsi rispettare. Ed è proprio per loro che accetta di prendere parte ad un rapimento milionario, finendo però per essere incastrato dai suoi stessi collaboratori.

Prodotto da James Woo e diretto da un talentuoso cineasta orientale di action movie, è un grottesco e fanfarone film d’avventure che attraversa mille generi senza mai appartenere davvero a nessuno di essi: si va dal thriller alla commedia (le due componenti principali), dal noir/ gangster al melò, senza dimenticare che il tutto è inserito in un grottesco clima surreale che pare un cocktail tra il cinema di Tarantino, il caper movie e il nero d’inseguimento. Il risultato è apprezzabile in parte: la tensione è buona e i dialoghi sono molto divertenti (non disdegnano nemmeno qualche graffio satirico riuscito sull’american way of life), i personaggi non sono male e le scene d’azione sono coreografate perfettamente; i suoi difetti sono paradossalmente la sceneggiatura – di Ben Ramsey – troppo banale negli intrecci criminali e sentimentali, una fotografia troppo spesso “televisiva” e qualche caduta di stile più o meno vistosa nell’intreccio. Ma è anche vero che è un film che si prefigge di essere puro intrattenimento: cercarne un qualche realismo sarebbe quantomeno pretestuoso. Il suo pregio/ difetto più grande è che le singole parti sono superiori al tutto: lo dimostrano sequenze riuscite come quella in cui Melvin deve nascondere sia la rapita che i cadaveri, o quella finale in cui viaggia per km, inseguito dai cattivi, soltanto per riportare una cassetta in videoteca. Quest’ultima è la sequenza che simbolicamente rappresenta la chiave di lettura del film: il cinema – inteso come ironico divertissement – viene prima di tutto: realismo, moralismi, pregiudizi vengono dopo. È un filmetto innocuo che si può apprezzare o meno, ma è innegabile che sia quantomeno molto, molto divertente.

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